In salute con il clima che cambia by Emilio Minelli & Fabrizia Berera

In salute con il clima che cambia by Emilio Minelli & Fabrizia Berera

autore:Emilio Minelli & Fabrizia Berera [Minelli, Emilio & Berera, Fabrizia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2021-05-12T16:00:00+00:00


Vincere la tristezza a tavola

L’acqua è il primo elemento essenziale per il nostro cervello, che ne è costituito per circa l’80 percento. L’acqua è necessaria per ogni reazione chimica che ha luogo nel cervello, compresa la produzione di energia cerebrale. Niente acqua, niente energia. E anche una diminuzione minima, del 3-4 percento, può causare sintomi neurologici come confusione mentale, annebbiamento della vista, affaticamento, vertigini. Quindi prima di tutto bevete! E per il mangiare?

Ormai tutti gli studiosi concordano sul fatto che l’alimentazione, nel bene o nel male, ha conseguenze sulla nostra salute, come affermavano tutte le medicine tradizionali, dalla tibetana alla cinese, dalla ayurvedica all’arabica e alla greco-romana. Non solo i vari organi, ma anche il cervello è sensibile al contenuto dell’alimentazione quotidiana: soffre non solo se abusiamo di alcol, se assumiamo stupefacenti, ma anche se non lo nutriamo adeguatamente. Il cervello si rinnova continuamente, e le cellule di domani sono composte da quello che mangiamo oggi. Le membrane che lo avvolgono, che permettono la comunicazione di tutte le cellule nervose del corpo, sono composte da 2/3 di acidi grassi.

Se consumiamo troppi grassi saturi di origine animale e che sono solidi a temperatura ambiente (burro, strutto), la loro rigidità si rifletterà sulle membrane delle cellule cerebrali. Se invece mangiamo grassi insaturi, che a temperatura ambiente sono liquidi, le membrane resteranno più elastiche, favorendo la comunicazione tra le cellule. Questo vale soprattutto per l’assunzione di acidi grassi omega-3.8

Alla fine degli anni Novanta sono stati compiuti esperimenti per capire il rapporto tra gli omega-3 e le variazioni dell’umore. I primi, fatti sui topi, hanno dimostrato che privando questi animali di alimenti contenenti omega-3, diventavano ansiosi, agitati, incapaci di reagire in situazioni di stress e, soprattutto, di provare un qualsiasi interesse. Uno dei primi studi sull’uomo fu condotto dal dottor Andrew Stoll di Harvard su pazienti maniaco-depressivi: nel suo esperimento quelli che avevano assunto con regolarità omega-3 si erano stabilizzati e uno solo aveva avuto una ricaduta. I risultati di questo esperimento erano stati così probanti che i ricercatori avevano dovuto interromperlo dopo quattro mesi, perché i soggetti del “gruppo di controllo”, che ricevevano solo un placebo a base di olio di oliva, avevano avuto un peggioramento dei sintomi e ricadute così rapide che privarli ulteriormente di questo rimedio sarebbe stato contrario alla deontologia medica.9

Gli studi si sono susseguiti, e molte ricerche hanno dimostrato che un regime alimentare ricco di omega-3 aumenta la produzione dei neurotrasmettitori dell’energia e del buonumore, soprattutto della dopamina. Ormai è provata la relazione fra l’instabilità dell’umore, gli stati di tristezza e la debole presenza di acidi grassi omega-3 nell’organismo. Per esempio, i pazienti depressi hanno meno riserve di omega-3 rispetto ai soggetti normali, e più le riserve sono esigue, più i sintomi sono gravi. In poche parole, chi segue un’alimentazione ricca di omega-3 tende meno alla tristezza. Soprattutto si è visto che supplementi di omega-3, usati in combinazione con gli antidepressivi, rendono questi farmaci più efficaci rispetto alla sola loro somministrazione.

Ma dove si trovano gli acidi grassi essenziali omega-3?



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